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Chiesa di San Nicolao

Chiesa di San Nicolao


Documentata a partire dal 1259, la chiesa romanica di San Nicolao è situata in prossimità del cimitero e fu a lungo la parrocchiale del paese. Particolarmente interessanti sono i capitelli scolpiti dell'abside e le cornici con motivo a damier e gli affreschi di recente scoperti sulle pareti interne. Nel 2000 sono stati portati a termine importanti lavori di restauro che hanno interessato tutte le parti dell'edificio compresi gli affreschi interni.
La piccola chiesa romanica di San Nicolao è da sempre, per i settimesi, "la chiesa del camposanto". Muta testimone di secoli di storia e di vicende umane, essa è certamente il ricordo più antico di quello che il paese è stato. Persino il castello, monumento ben più visibile e imponente, è sorto quando San Nicolao esisteva già da tempo. In nessuno dei documenti che ci sono pervenuti si trova un cenno alla sua costruzione o alle persone che l'hanno voluta. E' invece ricorrente l'espressione "non vi è memoria della sua edificazione", quasi a sottolineare che le origini di questo luogo di culto sono avvolte nel buio di tempi remoti. Perché sia sorta su quella collina e quali motivi l'abbiano sempre tenuta legata all'area cimiteriale, non è dato di sapere.
San Nicolao compare per la prima volta nel 1259, quando Rollone di Comentina dona alla figlia Fiorina tre parti del feudo di Settime. In questo documento la chiesa viene nominata alcune volte, in quanto confinante con una vigna e un prato presenti nell'elenco dei beni donati. Già a quei tempi i signori esercitavano il diritto di scegliere il parroco (ius patronatus) sulla chiesa del luogo e solo il fatto che tale diritto fu poi confermato ai Roero sulla chiesa di San Nicolao ci fa supporre che anche nel periodo in cui i Comentina possedevano il "castrum" e la "villa" di Settime, questa fosse considerata la chiesa principale.
Nel catino absidale è tornata ad emergere dopo il restauro del 2001 la figura di Maria in atto di allattare il Bambino. Tecnicamente si tratta di una pittura a fresco di ottima mano (si noti soprattutto il nobile e dolcissimo volto della Vergine) che si può far risalire alla fine del 1300 o inizio del 1400. Abbastanza inconsueto questo tipo di raffigurazione al centro dell'abside, dove solitamente campeggia la figura di Gesù Cristo Pantocratore (Dominatore di tutto), raffigurato entro la mandorla simbolo di eternità, oppure la figura del santo titolare della chiesa.
Suggestivamente misteriosa la raffigurazione in bassorilievo: si tratta con buona probabilità di due asini danzanti, un tema conosciuto all'epoca romanica ma dal significato simbolico non del tutto evidente. l'asino nella Scrittura, animale paziente e pacifico, persino capace di dono profetico (si ricordi l'asina di Balaam) e portatore di Gesù Messia nel suo ingresso in Gerusalemme, ha significato positivo, nel caso della danza anche di invito alla letizia davanti al Signore. Senza escludere comunque una vena di sana ironia, pensando anche al diffuso tema medioevale della danza dei folli.